Seno: come si riconoscono le patologie benigne?


Avvertire un’anomalia al seno o ai capezzoli può essere fonte di ansia e timori, nonostante, nella maggioranza dei casi, possa trattarsi di una delle tante patologie benigne della ghiandola mammaria. Tuttavia, per riconoscerle ed essere rassicurate sulla natura dell’anomalia, è necessario rivolgersi alla valutazione dello specialista ed eseguire alcuni esami.

Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Maria Consolata Amedeo, ginecologa di Clinica Sedes Sapientiae.

Cosa vuol dire e quali sono le patologie benigne del seno?

Il termine patologia benigna della mammella indica un insieme eterogeneo di lesioni, tra cui noduli e cisti mammarie, che non presentano il rischio di evoluzione verso un tumore mammario. Tra le lesioni benigne più comuni si trovano i cambiamenti fibrocistici (FCCs), chiamati anche malattia fibrocistica, mastopatia cistica, malattia cistica cronica, malattia di Reclus, mazoplasia, le cisti mammarie, i fibroadenomi, la mastodinia o mastalgia, le secrezioni del capezzolo, la mastite.

Le patologie benigne caratterizzate da cisti mammarie monolaterali o bilaterali, cioè a una o entrambe le mammelle, come nel caso dei cambiamenti fibrocistici, sono più frequenti nelle donne in età fertile (20-50). Nonostante le cause all’origine delle cisti non siano ancora del tutto chiarite sembra che alla base vi siano fattori ormonali. In genere, le cisti non richiedono terapie specifiche, a meno che siano sintomatiche, ovvero provochino sintomi quali dolore, tensione mammaria, fastidio, come nel caso delle cisti di grandi dimensioni. In questi casi, può essere indicata l’agoaspirazione ecoguidata che, in un unico momento, permette di aspirare svuotando la cisti e quindi alleviando i sintomi, e prelevare un campione di liquido, cellule, tessuto per l’esame citologico, al fine di valutare la natura del liquido.

Tra le patologie benigne, il fibroadenoma è una delle più frequenti anche in giovane età, con un picco di incidenza tra i 15 e i 35 anni, mentre raramente si manifesta dopo la menopausa. Non si riconoscono attualmente cause precise che portano a sviluppare fibroadenomi, anche se sicuramente esiste una relazione con elevati livelli ematici di estrogeni, tipici dell’età fertile. Solo nei casi in cui i fibroadenomi si presentino in età più avanzata o quando il senologo ha un sospetto diagnostico, si ricorre alla biopsia ecoguidata. In genere, la rimozione chirurgica del fibroadenoma è indicata quando sono presenti sintomi, anche in caso di fibroadenoma di piccole dimensioni.

Il dolore alla mammella, che va sotto il nome di mastodinia o mastalgia, è una patologia benigna molto frequente, spesso associato al ciclo mestruale (mastodinia ciclica): può avere cause diverse (traumi, allattamento, protesi mammarie, patologie della colonna), non essere associata al ciclo mestruale (mastodinia non ciclica) e quindi manifestarsi sia in donne in età fertile che in menopausa.  Da prestare attenzione anche un’eccessiva assunzione di xantine, ovvero alcaloidi contenuti nel tè, caffè e cioccolata. In questo caso, è necessario capire le cause per stabilire una terapia. Infine la mastite, ovvero l’infiammazione di tutta la mammella, è una patologia causata da un’infezione batterica frequente durante l’allattamento, ma che può comparire anche in altre fasi della vita della donna.

Come si riconoscono le patologie benigne del seno?

In genere la sensazione al tatto, o anomalie a livello del seno, oppure trovare secrezioni anomale dal capezzolo e la comparsa di sintomi come il dolore mammario, la pelle arrossata e calda, tumefazioni, taglietti a livello del capezzolo, alterazioni nella forma del seno, devono indurre la donna a rivolgersi al medico. Impossibile, infatti, stabilire da sole, con l’autopalpazione, se un “nodulo” sia una cisti, un fibroma, o una lesione benigna o maligna. Per ottenere una diagnosi corretta e risolvere ogni dubbio e timore, in genere, sono sufficienti la visita senologica e l’ecografia mammaria e/o la mammografia. In caso sia necessario un approfondimento diagnostico, il medico può richiedere altri esami come agoaspirato, biopsia, che variano da caso a caso.

Solo in caso di mastite, di solito il medico pone la diagnosi dai sintomi riferiti dalla donna e propone la terapia più adatta che può prevedere antibiotici ad ampio spettro o mirati contro l’infezione batterica, e antinfiammatori per ridurre l’infiammazione della ghiandola mammaria.