
Ne parliamo con il dottor Massimo Brignolo, Responsabile del Centro della Spalla di Clinica Sedes Sapientiae.
Artrosi di spalla e fattori di rischio
Secondo studi recenti, circa il 20% della popolazione over 60 soffre di artrosi di spalla. La prevalenza dell’artrosi di spalla aumenta significativamente con l’età, colpendo soprattutto le donne, specie dopo la menopausa, suggerendo un ruolo dei fattori ormonali nello sviluppo della malattia. Oltre all’età e a fattori ormonali, numerosi studi hanno dimostrato che esiste un’associazione tra lussazioni di spalla, per le quali l’instabilità è un fattore predisponente, e lo sviluppo dell’artrosi.
Quando si parla di artrosi, in realtà si parla della degenerazione progressiva della cartilagine articolare che riveste le componenti ossee dell’articolazione. La degenerazione della cartilagine è causata da due fattori che si influenzano a vicenda: il sovraccarico e lo stress ripetitivo della cartilagine, che porta a una frammentazione della superficie con successiva degenerazione; il secondo, invece, è la debolezza intrinseca della cartilagine, che a sua volta conduce alla degenerazione, al dolore di spalla, alla limitazione dei movimenti e alla difficoltà nello svolgimento di molte attività quotidiane, con un conseguente impatto negativo sulla qualità della vita delle persone.
Quando è indicata la protesi di spalla?
L’intervento di protesi di spalla è raccomandato quando l’artrosi ha raggiunto uno stadio avanzato, e le terapie conservative (fisioterapia, infiltrazioni, farmaci) non sono più efficaci contro il dolore e la limitazione funzionale. In particolare, si valuta l’intervento di protesi di spalla quando il dolore impedisce le normali attività quotidiane e il riposo notturno, i movimenti della spalla e del braccio sono limitati in funzioni semplici come vestirsi, lavarsi, pettinarsi, e quando la deformità dell’articolazione della spalla è evidente alle radiografie.
Negli anziani, l’artrosi di spalla può avere un impatto particolarmente invalidante, perché può comprometterne l’autonomia e la qualità della vita. Con le moderne tecniche mininvasive di navigazione per l’intervento di protesi di spalla, anche in età avanzata il paziente può ottenere un significativo miglioramento della funzionalità e riduzione del dolore. È fondamentale, tuttavia, la valutazione dello specialista ortopedico esperto di spalla in modo da identificare l’approccio chirurgico e riabilitativo più appropriato per un recupero più rapido e meno doloroso nel post operatorio.
Come si svolge l’intervento di protesi di spalla con sistema di navigazione?
L’intervento di protesi di spalla con sistema di navigazione (o protesi navigata di spalla) rappresenta un’evoluzione tecnologica che consente al chirurgo di pianificare e eseguire l’impianto protesico con maggiore precisione. Grazie a un software 3D, vengono acquisite immagini TAC della spalla del paziente, creando un modello virtuale dell’articolazione allo scopo di pianificare le fasi dell’intervento, valutando ogni dettaglio dell’anatomia del paziente nel modello virtuale. Durante l’intervento, eseguito in anestesia locoregionale con sedazione o narcosi, il chirurgo utilizza un sistema di navigazione computerizzato comprendente sensori applicati sulla spalla del paziente e in alcuni strumenti chirurgici, per guidare con estrema precisione il posizionamento della protesi, seguendo il piano chirurgico predefinito.
In questo modo, la protesi di spalla viene posizionata in modo preciso, e con una minore invasività rispetto ad altre tecniche. La precisione con cui si impianta la protesi è un fattore determinante per favorire una maggiore stabilità dell’impianto e durata nel tempo, ridurre al minimo il dolore e le complicanze post operatorie, e permettere al paziente di mobilizzare il braccio in tempi più rapidi.
Tempi di recupero dopo l’intervento di protesi spalla
Il percorso di recupero dopo l’intervento di protesi di spalla navigata è fondamentale per il successo dell’intervento. Prevede un periodo di riabilitazione fisioterapico personalizzato, che varia sulla base delle condizioni iniziali del paziente e sul tipo di protesi impiantata, con esercizi specifici per recuperare la forza muscolare e la mobilità articolare. In genere, la riabilitazione fisioterapica inizia 15-20 giorni dopo l’intervento. Durante il controllo postoperatorio a circa 35 giorni dall’intervento, il chirurgo valuta i risultati dell’intervento e della fisioterapia, in termini di mobilità e funzionalità.
Dopo l’impianto di protesi, il paziente dovrà evitare gesti usuranti in favore di movimenti più ergonomici, ma potrà recuperare una normale funzionalità nella quotidianità, nel lavoro e spesso anche in ambiti sportivi.