Ernia lombare: cos’è e quando serve l’intervento?


L’ernia del disco lombare è una frequente problematica che interessa il tratto lombare della colonna vertebrale. Può manifestarsi a qualsiasi età, ma è più frequente tra i 30 e 50 anni, specie in presenza di condizioni associate a uno stile di vita non corretto e non è rara neppure in età più avanzata. Sulla base dell’età e del tipo di sintomi, in genere, può cambiare anche il tipo di terapia, incluso l’intervento oggi con microchirurgia mininvasiva.

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Ne parliamo con il dottor Marco Mannino, Neurochirurgo della Clinica Sedes Sapientiae.

Cause e sintomi dell’ernia lombare: quali sono?

La fuoriuscita del nucleo polposo, ovvero della sostanza fibrocartilaginea contenuta all’interno del disco vertebrale, ammortizzatore naturale presente tra le vertebre, è il segno caratteristico dell’ernia del disco lombare. Il nucleo erniato determina la compressione delle radici nervose adiacenti alle vertebre, manifestandosi attraverso sintomi tipici: il forte mal di schiena a livello lombare, o lombalgia, che sovente si irradia lungo le gambe, con perdita di forza, sciatalgia, formicolio e, in molti casi, anche disturbi sessuali, incontinenza fecale e/o urinaria. Il dolore spesso aumenta da seduti o quando si resta a lungo in piedi, ma un semplice colpo di tosse o uno starnuto possono contribuire a “bloccare” la schiena della persona.

Le cause principali della comparsa di una o più ernie discali lombari sono associate sia a uno stile di vita scorretto, sedentarietà, obesità, postura non corretta, sforzi eccessivi e scarsa muscolatura profonda, sia a fattori di tipo degenerativo come attività lavorative caratterizzate da movimenti ripetitivi, o sport usuranti, movimenti scorretti o inusuali. In rari casi, l’ernia lombare potrebbe insorgere a causa di altre patologie, ma in genere, quasi sempre nelle persone predisposte.

Lombalgia da ernia del disco: quando serve l’intervento chirurgico?

Diversi sono gli approcci al trattamento dell’ernia lombare, e in genere dipendono dalla fase e dai sintomi; ma anche dal grado di protrusione discale e dalla risposta alle terapie. In generale, la chirurgia è indicata nelle persone che non rispondono alla terapia conservativa, cioè non chirurgica e non invasiva, che prevede antidolorifici, antinfiammatori non steroidei, miorilassanti, cortisone per periodi fino a un mese, di solito associati a gastroprotettori. La fisioterapia ha la finalità di promuovere il rinforzo muscolare e facilitare il rilassamento dei muscoli. Ciò è importante sia per guarire dall’ernia discale evitando l’intervento del neurochirurgo sia per evitare che si ripresenti in futuro. Qualora la terapia conservativa non dia risultati o non sia indicata per la condizione clinica del singolo paziente, come avviene nel caso di deficit neurologici ingravescenti, può essere indicato il ricorso alla terapia del dolore, o terapia antalgica, che consiste  nell’esecuzione di infiltrazioni peridurali. Quest’ultimo trattamento consiste nell’iniezione di una miscela farmacologica composta da anestetico e cortisone in prossimità della radice coinvolta dall’ernia discale. Ha lo scopo di disinfiammare il nervo spinale e favorire la guarigione spontanea dell’ernia; questo tipo di terapia non è dolorosa e si esegue in ambulatorio.

Nelle persone che non traggono beneficio da nessun trattamento conservativo e infiltrativo, è indicato l’intervento chirurgico, che oggi è minimamente invasivo e in microchirurgia.

In cosa consiste l’intervento per l’ernia lombare?

L’intervento di rimozione dell’ernia del disco, che può essere eseguito in anestesia generale o spinale, richiede una piccola incisione cutanea di circa 3-4 centimetri a livello dei muscoli paravertebrali a cavallo dell’ernia. Ha una durata di circa 30 minuti durante i quali il neurochirurgo rimuove il frammento di materiale fuoriuscito con l’ernia e libera la radice nervosa intrappolata dal materiale. Questo tipo di chirurgia dell’ernia lombare prevede usualmente un giorno di ricovero, a seconda delle condizioni del paziente, e alla dimissione è necessario un periodo di convalescenza di 30 giorni, che include riposo e fisioterapia secondo le indicazioni dello specialista.