Emicrania: cosa fare se i farmaci non funzionano?


15.000.000 solo in Italia: questo il numero dei pazienti che attualmente soffrono di una qualche forma emicranica, grave o meno grave. Di questi, 4 milioni hanno più di cinque crisi al mese.

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Questo è il risultato di uno studio multicentrico molto esteso secondo cui nel 65% dei casi “lo specialista consultato non è quello coretto” e “solo 2 pazienti su tre si sono rivolti a uno specialista”. Infine in metà dei casi, le emicranie non rispondono ai farmaci tradizionali.

Approfondisce il tema il dottor Evangelos Panagiotakos, anestesista specializzato in Terapia del Dolore della Clinica Sedes Sapientiae.

Quanto è impattante per i pazienti il problema delle emicranie?

Le emicranie e le cefalee in genere sono uno dei primi fattori di disabilità al mondo, poche patologie hanno un impatto così grave sulla qualità di vita della persona. Ogni aspetto della vita sociale, lavorativa, personale e familiare viene gradualmente condizionata dall’emicrania: ad esempio il rendimento personale decade, le persone si sentono sempre più frustrate dal fatto che non riescano a lavorare come prima, molti cambiano lavoro o mansione, adattando il lavoro al loro fastidio e dolore. La progettazione anche delle più semplici attività diventa impossibile, proprio per l’impossibilità di prevedere quando ci sarà una nuova crisi. La conseguenza di queste forme di cefalee può essere anche la depressione grave o meno.

Cosa significa cefalee o emicranie resistenti ai farmaci?

Con questo termine facciamo riferimento a due gruppi di mal di testa:

  • mal di testa che non hanno mai trovato un adeguato controllo con i farmaci;
  • mal di testa con dopo un primo periodo di risposta a medicinali, sono diventati ingestibili. Questa ultima evenienza è molto più frequente di quando non si creda: con passare degli anni nuovi fattori scatenanti delle emicranie si aggiungono oppure si possono sommare vari tipi di emicrania.

Cosa fare se l’emicrania non passa con i farmaci?

Alcuni tipi di emicrania, quelli più invalidanti che non rispondono ai farmaci, possono oggi essere trattati con la radiofrequenza. Applicandola su certi punti del sistema nervoso (come il ganglio sfenopalatino) riusciamo a modificare l’andamento della malattia. Le crisi si riducono significativamente come numero e come intensità. La qualità di vita dei pazienti molto spesso torna assolutamente normale e gratificante. Inoltre i farmaci vengono ridotti al minimo, assunti solo al bisogno.

I risultati del trattamento con radiofrequenza sono soddisfacenti?

È molto importante la selezione dei pazienti da trattare con la radiofrequenza: per questo motivo è fondamentale che lo specialista valuti il paziente e la documentazione clinico-diagnostica in sede di visita, in particolare la risonanza magnetica cerebrale, per escludere la presenza di patologie non note alla base dell’emicrania. Poi, spesso già in sede di visita, si effettua il test di idoneità alla radiofrequenza, che prevede l’inserimento di una cannula morbida all’interno del naso. La cannula deve raggiungere un particolare punto, che corrisponde al ganglio sfenopalatino: questa prova permette allo specialista esperto di questa tecnica di valutare se il ganglio influisce sullo sviluppo o sul mantenimento dell’emicrania.

Esistono poi test analoghi ovviamente anche per altri tipi di dolori cefalici, come ad esempio la nevralgia di Arnold e la nevralgia del Trigemino.

In cosa consiste il trattamento dell’emicrania con radiofrequenza?

Se il paziente risulta idoneo alla radiofrequenza, viene programmata la seduta che si svolge in sala operatoria, in anestesia locale e una lieve sedazione. Sotto controllo radiologico, lo specialista posiziona la speciale cannula a livello del ganglio o del nervo da trattare. Una lieve stimolazione ci conferma il corretto posizionamento dello strumento, con il paziente che avverte un leggero gonfiore o formicolio.

 Applichiamo in seguito la radiofrequenza pulsata, non lesiva, per circa 15 minuti ad alta potenza.

La radiofrequenza aiuta a risolvere l’emicrania?

L’esperienza maturata in questo campo (all’attivo svolgo 300 interventi con radiofrequenza all’anno), la competenza e la tecnologia con la quale si esegue sono elementi imprescindibili che garantiamo in Clinica Sedes.

In circa 4 settimane, il paziente avverte i benefici della radiofrequenza: le crisi di emicrania sono più distanziate, il dolore è meno intenso e le crisi sono di più breve durata. Secondo i dati della letteratura scientifica, il beneficio è duraturo e costante; ad oggi, negli studi esaminati, dopo due anni dalla radiofrequenza del ganglio sfenopalatino il beneficio persiste ancora nella maggioranza dei pazienti.