
Ne parliamo con il dottor Gaudioso Del Monte, oculista di Clinica Sedes Sapientiae.
Cataratta: quando è importante l’intervento?
La cataratta è una patologia oculare che comporta la perdita di trasparenza del cristallino, la lente naturale situata all’interno dell’occhio. Quando questa lente diventa opaca, la luce non riesce più a passare in modo corretto e la visione si fa progressivamente più offuscata, i colori perdono brillantezza e i contorni degli oggetti diventano meno nitidi. È un processo che si sviluppa gradualmente, nella maggior parte dei casi dopo i 60 anni, ma può comparire anche prima. Esistono infatti forme cosiddette giovanili, che insorgono intorno ai 40 anni, spesso legate all’uso prolungato di farmaci come il cortisone, traumi oculari o eccessiva esposizione al sole.
Tra i sintomi più frequenti, il peggioramento della visione notturna, la comparsa di aloni e lampi di luce, una maggiore sensibilità alla luminosità che interferiscono con la qualità della vita. Una diagnosi precoce e accurata è fondamentale per pianificare un intervento che, eseguito con tecniche e lenti innovative, permette di tornare a vedere bene e non solo meglio.
Diagnosi: esami di precisione per scegliere la lente giusta
Oggi l’intervento di cataratta è una procedura di microchirurgia oculare estremamente precisa, che si basa su una serie di esami diagnostici indispensabili per individuare la lente intraoculare più adatta a ciascun occhio e alle esigenze del paziente. Tra i parametri fondamentali da misurare ci sono la lunghezza assiale dell’occhio, la curvatura corneale e la profondità della camera anteriore, dati che permettono di calcolare con estrema esattezza il tipo di cristallino artificiale – la lente – da impiantare.
Accanto a queste misurazioni, altri esami consentono di valutare lo stato di salute complessivo dell’occhio. La topografia corneale serve a verificare che la superficie della cornea sia regolare e ad escludere patologie o astigmatismi che potrebbero influire sulla scelta della lente. La biometria misura la lunghezza antero-posteriore del bulbo oculare e, insieme alla curvatura, determina il calcolo del cristallino più idoneo. La pupillometria, meno nota ma altrettanto importante, analizza il diametro della pupilla in diverse condizioni di luce e fornisce indicazioni preziose per pianificare la strategia chirurgica nelle IOL premium (lenti intraoculari artificiali).
Altri esami, come la microscopia endoteliale, valutano l’integrità dell’endotelio corneale, fondamentale per mantenere la trasparenza della cornea. Infine, l’OCT e l’Angio-OCT consentono di analizzare la parte centrale della retina, la macula e di individuare eventuali alterazioni che potrebbero influenzare la qualità della visione postoperatoria.
Lenti intraoculari premium: come funziona l’intervento di cataratta?
L’intervento di cataratta consiste nella rimozione del cristallino opaco e nella sua sostituzione con una lente intraoculare artificiale (IOL). Le lenti standard, di norma una lente monofocale, garantiscono una buona visione da lontano se non presente astigmatismo, ma non correggono i difetti per le distanze intermedie o ravvicinate. Il paziente, quindi, dopo l’intervento dovrà continuare a usare occhiali per leggere o per lavorare al computer. Se presente astigmatismo sarà necessario usare gli occhiali anche per lontano.
Negli ultimi anni, però, la tecnologia ha introdotto lenti intraoculari di nuova generazione, dette premium, in grado di correggere anche miopia, ipermetropia, astigmatismo e presbiopia. Queste lenti, impiantabili anche in persone giovani con cataratta precoce o che desiderano liberarsi dagli occhiali, consentono risultati refrattivi estremamente precisi.
Tra le principali tipologie di IOL premium troviamo le lenti toriche, indicate per chi presenta astigmatismo: eliminano questo difetto e permettono una visione nitida da lontano. Le lenti trifocali, invece, sono progettate per offrire una visione chiara a tutte le distanze – vicino, intermedio e lontano – e riducono sensibilmente la dipendenza dagli occhiali; queste lenti sono disponibili anche in versione torica per gli astigmatici. Infine, le lenti EDOF (Extended Depth of Focus) rappresentano una delle innovazioni più recenti: non dividono la luce in più fuochi come le multifocali diffrattive, ma utilizzano una tecnologia di wavefront-shaping che allunga il fronte d’onda, offrendo una visione continua e naturale dal lontano alla media distanza. Sono particolarmente indicate per chi desidera una visione fluida, priva di aloni o abbagliamenti notturni; anche queste lenti sono disponibili in versione torica per correggere simultaneamente l’astigmatismo.
L’operazione di cataratta con impianto di lente intraoculare premium richiede una grande precisione chirurgica. Durante l’intervento, infatti, il posizionamento della lente deve essere perfetto. Oggi, grazie a sofisticati sistemi di misurazione intraoperatoria direttamente connessi a microscopi digitali, che proiettano in “overlay – sovraimpressione” numerosi dati biometrici, il chirurgo può posizionare e orientare la lente con margini di errore minimi, assicurando risultati ottimali.
Recupero visivo dopo l’intervento: quali sono i tempi?
Il decorso postoperatorio è simile per tutte le tipologie di lenti: in due o tre giorni il paziente inizia a recuperare un buon visus. Dopo meno di una settimana, la maggior parte delle persone riferisce una visione nitida e soddisfacente.
La rapidità della guarigione dipende tuttavia da vari fattori: la durezza della cataratta, la presenza di comorbidità oculari e la qualità generale dei tessuti. Una cataratta “morbida”, in un occhio sano, consente un recupero molto veloce; una cataratta più “dura”, magari in un paziente con altre problematiche oculari, può richiedere qualche giorno in più. Non è l’età a determinare la differenza, ma piuttosto la natura e lo stato del cristallino.
Fonte:
Stephanie P Chen, Fasika Woreta, David F Chang (2025) Cataracts: A Review 333(23):2093-2103. doi: 10.1001/jama.2025.1597. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/40227658/
