Cos’è l’artrosi temporomandibolare?
L’artrosi temporomandibolare è una malattia degenerativa dell’articolazione temporo-mandibolare (ATM), cioè dell’articolazione che collega la mandibola al cranio e consente movimenti essenziali come aprire e chiudere la bocca.
In genere, l’articolazione temporo-mandibolare si può presentare in persone di età superiore a 50 anni e colpire entrambe le mandibole. Con il tempo, l’usura delle superfici articolari può portare a dolore, rigidità e limitazioni nei movimenti della mandibola. Questa condizione può compromettere attività quotidiane come parlare, masticare e sbadigliare, influenzando la qualità della vita.
Quali sono le cause dell’artrosi temporomandibolare?
L’artrosi temporomandibolare può avere diverse cause, spesso legate a fattori meccanici o infiammatori. L’usura progressiva dell’articolazione, dovuta all’invecchiamento, è una delle cause principali. Anche i traumi, come un colpo diretto alla mandibola o interventi odontoiatrici complessi (ad esempio, estrazioni dentarie difficoltose o intubazioni prolungate), possono contribuire all’insorgenza della patologia.
Le infezioni possono rappresentare un’altra possibile causa: batteri che raggiungono l’ATM attraverso il flusso sanguigno o da infezioni dentali possono danneggiare l’articolazione. Inoltre, condizioni infiammatorie sistemiche come l’artrite reumatoide possono colpire l’ATM, portando a infiammazione cronica e deterioramento articolare. Anche abitudini come il digrignamento dei denti (bruxismo) e il serramento mandibolare possono sovraccaricare l’articolazione, accelerandone l’usura.
Quali sono i sintomi dell’artrosi temporomandibolare?
I sintomi caratteristici dell’artrosi temporo mandibolare possono includere dolore nell’area della mandibola vicino all’orecchio, limitazione dei movimenti della mandibola, suoni articolari come scatti o crepitii durante i movimenti, causati dalla degenerazione o perforazione della cartilagine che produce attrito tra le ossa, malocclusione della bocca o difficoltà nel masticare correttamente.
Come si diagnostica l’artrosi temporomandibolare?
Per la diagnosi di artrosi temporomandibolare è necessaria la valutazione del medico odontoiatra o otorinolaringoiatra, e alcuni esami specifici quali RX o TC.
Quali sono le terapie per l’artrosi temporomandibolare?
Il trattamento dell’artrosi temporomandibolare varia in base alla gravità della condizione e ai sintomi del paziente. In molti casi, si adottano terapie conservative per alleviare il dolore e migliorare la mobilità articolare. L’uso di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), come ibuprofene o naprossene, può aiutare a ridurre l’infiammazione e il dolore. Nei casi più gravi, possono essere prescritti corticosteroidi somministrati per via intra-articolare.
Le terapie fisiche con esercizi di stretching e mobilizzazione della mandibola possono migliorare la funzionalità dell’articolazione. Inoltre, l’applicazione di impacchi caldi o freddi può alleviare il dolore e la rigidità muscolare.
In alcuni pazienti, il medico può consigliare dispositivi orali come bite o placche occlusali, progettati per ridurre la tensione articolare e prevenire il digrignamento notturno. Nei casi più severi, dove i trattamenti conservativi non sono efficaci, si può valutare un intervento chirurgico, come la sostituzione protesica dell’articolazione.
Come si previene l’artrosi temporomandibolare?
Anche se non è sempre possibile prevenire l’artrosi temporomandibolare, adottare alcune abitudini può ridurre il rischio di sviluppare questa patologia. Evitare traumi alla mandibola è fondamentale, così come proteggere i denti dal digrignamento notturno (bruxismo) con l’uso di un bite, se necessario.
Mantenere una corretta postura della mandibola, evitando di stringere i denti durante il giorno, e la gestione dello stress attraverso tecniche di rilassamento o fisioterapia possono contribuire a mantenere l’articolazione in salute.
Infine, consultare un medico specializzato in otorinolaringoiatria in caso di dolore persistente o difficoltà nei movimenti della mandibola permette di intervenire precocemente, evitando il peggioramento della condizione.